Centinaia di siriani fuggono da Raqqa, autoproclamata capitale dello Stato Islamico, mentre infuriano i combattimenti fra i militanti che hanno deciso di resistere a qualsiasi costo, e i peshmerga curdi sostenuti dalle forze armate statunitensi. I soldati di Daesh sono temuti perché sanno di non avere scampo e non esitano ad usare tattiche suicide per provocare quante più perdite possibile nelle file nemiche. Le operazioni delle forze curde sono iniziate sabato scorso e puntano a circondare e prendere Raqqa.
Chi da quella prigione a cielo aperto è riuscito a fuggire racconta le difficoltà vissute. Dice una donna che saluta i liberatori: “Daesh ci puniva per qualsiasi cosa, il pane era costoso, la benzina carissima, tutto era costoso. Ci punivano per la minima infrazione, ma adesso sarà Dio a punirli”.
L’operazione è denominata “rabbia dell’Eufrate” e sembra concentrata sulle zone di Raqqa e sulla città di Ain Issa a una cinquantina di chilometri di distanza, uno degli snodi usati dai jihadisti per l’arrivo di rifornimenti.
Ankara ha però ripetuto che la Turchia vuole separare i gruppi armati con un’agenda politica e quelli davvero interessati a liberare la regione dal giogo jihadista.