Troppo facile per Daniel Ortega la conferma alla presidenza del Nicaragua: il primo cittadino ha oltre il 71% dei consensi, stando a risultati ancora parziali ma poco suscettibili di grande cambiamento.
Il presidente sandinista, che avvierà quindi il suo quarto mandato, il terzo consecutivo, si vuole pacificatore:
“È un primo passo, si tratta di riempire questi processi elettorali con messaggi di speranza per la popolazione. E non con messaggi di odio, di morte, come se ne sono sentiti tanti nella storia del Nicaragua”.
Dei diciassette partiti nigaraguensi, solo uno, il Partito Liberale Indipendente, è all’opposizione. Gli altri o sono alleati di governo o hanno posizioni di neutralità. E il PLI è stato di fatto commissariato dal Consiglio Supremo Elettorale, dominato dalle forze governative.
L’opposizione ha già detto ben prima del voto che non ne avrebbe riconosciuto il risultato:
“Questo è teatro elettorale, è una farsa che viene messa in scena sotto gli ordini di un regime che vuole, soprattutto, ottenere una legittimazione”, dice una figliastra del presidente, che come il resto dell’opposizione accusa Ortega di voler stabilire un regime familiare.
È la figlia di Rosario Murillo, moglie di Ortega. Quella moglie che sarà vicepresidente, a formare una coppia presidenziale che ricorda a molti proprio la dinastia dei Somoza contro cui i sandinisti presero le armi.