Ritorno a Cuba per i negoziatori del governo colombiano e delle FARC, in attesa che si sblocchi anche la trattativa con l’ELN, l’altro gruppo della guerriglia.
La mediazione dell’Avana, oltre a quella del Vaticano, è stata fondamentale per sbloccare il processo di pace, che sembrava molto vicino a una soluzione appena un paio di settimane fa. Invece si riparte, alla ricerca di un nuovo accordo. Possibile, secondo un delegato delle FARC:
“Entrambe le delegazioni riconoscono che la discussione è stata resa possibile dal fatto che per la prima volta nella storia recente la pace è il nucleo centrale per i cittadini: lasciarsi alle spalle la guerra”.
Un primo accordo, raggiunto dopo oltre quattro anni di negoziati, è stato respinto da una risicatissima maggioranza nel referendum del 2 ottobre, quando il 50,2 per cento dei votanti rigettò il trattato, ma con una partecipazione appena del 37% dell’elettorato.
Ora vengono valutate alcune centinaia di proposte di modifica che i negoziatori hanno ricevuto nel frattempo. Il presidente colombiano, Juan Manuel Santos, ha detto che un’intesa può essere trovata entro fine novembre e che si valuta l’opzione di un nuovo referendum.
In 52 anni, il conflitto con le FARC ha causato oltre 200.000 morti.