Saad Hariri dà il suo via libera all’elezione di Michel Aoun alla presidenza del Libano: un semaforo verde che potrebbe metter fine al lungo stallo, durato oltre due anni. Una scelta che per Hariri non è facile: l’ex Primo Ministro, che è il principale rappresentante del fronte sunnita considerato vicino all’Arabia Saudita, apre all’ex generale, un cristiano maronita considerato vicino agli Hezbollah sciiti, a loro volta alleati del presidente siriano Assad di cui Aoun era stato però acerrimo nemico.
“Nel corso della nostra conversazione abbiamo raggiunto un accordo per rilanciare lo Stato, le istituzioni, l’economia e i servizi di base, il lavoro, e per dare alle donne e agli uomini libanesi la possibilità di vivere una vita normale”, ha detto Hariri, che ha poi aggiunto di voler così “dissociare” il Libano dalla crisi siriana.
È proprio il conflitto siriano ad aver riacceso le rivalità interne in Libano, tanto da costringere al rinvio di 4 anni delle elezioni parlamentari, inizialmente previste nel 2013, e a lasciare il Paese senza presidente dal 2014. La soluzione trovata, con l’elezione alla presidenza dell’81enne generale Aoun, trova ancora la forte opposizione di Nabih Berri, presidente del Parlamento ed esponente dell’altro movimento sciita, Amal.