Saranno l’esercito iracheno e la polizia federale, “e nessun altro”, ad entrare a Mosul. Lo ha affermato il primo ministro iracheno Haidar al-Abadi, cercando di chiudere le polemiche sulla presenza dell’esercito turco nelle operazioni per la riconquista della città popolata a maggioranza da sunniti.
Una soluzione condivisa dalle forze kurde, come ha confermato un portavoce del presidente della regione autonoma del Kurdistan, Barzani.
Intanto, nelle prime quattro ore dell’offensiva i peshmerga kurdi hanno strappato all’Isis il controllo di sette villaggi della provincia.
La battaglia coinvolge almeno 25.000 soldati, tra iracheni, kurdi, iraniani e turchi, contro 4000 miliziani dell’Isil asserragliati nella città.
Allerta generale per le agenzie umanitarie, che si attendono un fiume di profughi. Secondo le Nazioni Unite, potrebbero essere fino a un milione gli iracheni costretti ad abbandonare Mosul, durante l’attacco.
Mosul, seconda città irachena per popolazione, è anche l’ultimo grosso centro del paese rimasto sotto il controllo dell’Isil.
Nei giorni scorsi, un comunicato dei fondamentalisti islamici ha reso noto che a Mosul l’Isil ha sventato una insurrezione tra le sue fila, e che 58 ufficiali ribelli sono stati giustiziati.