Circa 4.000 rifugiati in fuga dal campo profughi di Moria, nell’isola di Lesbo, avvolto dalle fiamme. Un incendio che secondo la polizia ellenica sarebbe di natura dolosa, appiccato dai migranti stessi. Le autorità non hanno registrato vittime ma l’incendio ha completamente distrutto le tende e i container utilizzati come alloggi dai richiedenti asilo. L’incidente arriva nel momento in cui al Palazzo di Vetro i 193 Paesi delle Nazioni Unite discutono della crisi migratoria.
“Oggi la Grecia viene messa a dura prova dal punto di vista umano e logistico con la gestione della crisi migratoria e dei rifugiati” ha detto all’Assemblea Generale il Premier ellenico Alexis Tsipras. “Se noi, la comunità internazionale, falliamo nell’appoggiare questi sforzi non soltanto sociali ma politici, le ripercussioni si faranno sentire non solo in Grecia ma ovunque” ha detto Tsipras.
Le Nazioni Unite hanno firmato un’intesa per tentare di risolvere l’attuale crisi migratoria e migliorare le condizioni di milioni di rifugiati. Un impegno aleatorio in assenza di obiettivi, di cifre e di un calendario chiari e stabiliti. Ad oggi in Grecia sono bloccati tra i 60.000 e i 70.000 profughi. Il campo di Moria ospita circa 5.500 migranti nonostante sia stato progettato per accoglierne non più di 3.500.
#Grecia, isola di #Lesbos: brucia il campo profughi di #Moria, migliaia di persone in fuga pic.twitter.com/InRBQUUmCz— Cosimo Caridi (@cosimocaridi) 19 settembre 2016