Sioux contro oleodotto. Compagnia petrolifera negli Usa si piega a protesta dei nativi

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Forse ce l’hanno fatta i Sioux a fermare i lavori di un oleodotto da 3,8 miliardi di dollari che dovrebbe attraversare 4 Stati Usa.

Gli indiani protestavano perché, i lavori per la sua costruzione, hanno distrutto siti di sepoltura e culturali su terreni privati nel sud del North Dakota.

Il 3 settembre 4 vigilantes privati sono stati feriti dopo che alcune centinaia di manifestanti si sono scontrati con gli operai di un cantiere dell’oleodotto. Un portavoce dell’azienda dice: “Questa violenza è terribile. La gente preferisce forse vedere il petrolio in camion e vagoni oppure in un oleodotto?”

Il governo federale ha promesso d’intervenire, ma la battaglia legale si annuncia lunga: la tribù sioux teme che la costruzione non danneggerà i suoi luoghi sacri, ma che avrà un impatto sull’acqua potabile della riserva che si estende a valle dell’oleodotto.

Gli indiani non credono alle promesse dell’azienda: “Non possono garantire che il progetto non contaminerà il territorio. Tutto quello che si trova sul cammino dell’oleodotto morirà”.

Il percorso originale avrebbe attraversato strade e zone umide, con costi più elevati per l’azienda che ha pensato di deviare l’oleodotto in un’area remota e poco popolata, dove però vive questa comunità Sioux che ha deciso di non permetterlo.

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