L'Africa rimaneva la più sottosviluppata delle regioni del Terzo Mondo: dopo il 1980, il debito estero africano era pari al suo prodotto interno lordo complessivo. Il continente, già povero di terre coltivabili, subì anche carestie devastanti. La gente scappava dai villaggi: in questo modo le città africane si ingrandirono a velocità impressionante.
A causa di questa povertà, la maggior parte dei Paesi africani non produsse alcun lungometraggio prima della metà degli anni ‘70. Molte Nazioni erano scarsamente abitate, avevano poche sale cinematografiche e nessuna struttura tecnica. I registi africani cercarono la cooperazione internazionale. Nel 1980 le Nazioni Unite contribuirono a creare una rete di distribuzione che raggiungesse tutto il continente, il Consortium Interafricain de Distribution Cinematographique (CIDC) per assistere la distribuzione dei film africani. Ai festival di Cartagine, in Tunisia (fondato nel 1966), e di Ouagadougou, in Burkina Faso (1969) si aggiunse quello di Mogadiscio, in Somalia (1981).
Grazie a queste iniziative anche gli Stati contribuirono con un supporto minimo: alcuni Paesi nazionalizzarono l'importazione e la distribuzione dei film, altri nazionalizzarono anche la produzione; il Burkina Faso diventò il centro amministrativo del cinema nero africano, dando vita a una scuola di cinema e a una struttura produttiva ben attrezzata.
In generale, tuttavia, le associazioni continentali e il supporto dei singoli Paesi non riuscirono ad aumentare la produzione o le possibilità distributive. Nel 1984 la CIDC interruppe il suo lavoro; il teatro di posa Cinafric nel Burkina Faso rimase l'unica struttura produttiva locale. Il cinema rimaneva un'attività artigianale e i registi erano costretti a raccogliere i fondi, a organizzare la pubblicità e a negoziare la distribuzione.
La fine degli anni ‘80 ha visto una scarsa cooperazione fra gli stati africani. Il Senegal, leader del cinema francofono del continente, ha prodotto in tutta la sua storia una ventina di film, in particolare quelli di Ousmane Sembene. La produzione di cortometraggi e documentari, tuttavia, era più consistente soprattutto nei Paesi anglofoni come il Ghana e la Nigeria, dove il documentario rappresentava un retaggio della colonizzazione inglese.
Valerio Truffa