Sollievo, seppure effimero, per alcuni, rabbia e dolore persistenti per altri. I familiari delle vittime e i sopravvissuti all’attentato della maratona di Boston hanno preso la parola dopo la formulazione della condanna a morte per Djokhar Tsarnaev. Il giovane di 21 anni per la prima volta, davanti al tribunale che ha letto la sentenza, ha fatto le proprie scuse.
“Sentirlo dire mi dispiace. È stato abbastanza per me” dice Henry Borgard, uno dei sopravvissuti. “E continuo a sperare, visto che ho ancora fiducia nell’umanità, anche nella sua, continuo a sperare che le sue parole fossero sincere, che venissero dal cuore”.
“Rimpiango di aver voluto ascoltare quel che aveva da dire” afferma invece Lynn Julian “perchè non ho percepito alcun rimorso, nessun pentimento, nessuna compassione per quel che ha fatto alle nostre vite”.
Il 15 aprile 2013 Tsarnaev, descritto dalla corte come succube del fratello maggiore Tamerlan, ucciso dalla polizia durante l’inseguimento costato la vita anche