Hanno paura a tornare nelle loro case, se ne hanno ancora una: migliaia di nepalesi dormono ancora all’addiaccio e pregano perché non vi sia un’altra grande scossa.
Le case che non sono crollate ora hanno crepe vistose, e sarà difficile ripararle prima che inizi la stagione dei monsoni.
In più gli aiuti arrivano col contagocce:
“Qualcosa hanno fatto, ma non basta. Ci hanno dato del cibo, l’abbiamo ricevuto ma ora è cotto e mangiato. Ci serve più aiuto”.
Per portare gli aiuti ai centri più colpiti non ci sono strade: le poche infrastrutture rimaste rischiano di essere sepolte dalle frane, secondo i geologi che hanno lanciato l’allerta. Le piogge monsoniche in arrivo tra meno di un mese potrebbero dare il colpo di grazia a terreni e strutture già fragilizzati.
L’aeroporto di Kathmandu è tornato operativo, gli aiuti tornano a confluire nella capitale dove gli sfollati sono decine di migliaia.
Ma gli interventi a favore delle zone isolate ora sono stati rallentati anche