Cassa Depositi e Prestiti (CDP) nasce nel 1850 con la semplice funzione di raccogliere depositi garantendone la "fede pubblica". Di lì in avanti il suo perimetro di azione continua ad estendersi, ma fino al 2003 rimane un ente integralmente pubblico. Il Governo Berlusconi, rispettando la tendenza di privatizzazioni a tappeto e deregolamentazione finanziaria iniziata negli anni '80, nel 2003 trasforma CDP in una Società per Azioni (SpA), aprendola di fatto ad azionisti privati e anche esteri (oggi il 18,4% delle azioni CDP sono in mano a fondazioni di origine bancaria).
Dal prestito agevolato agli Enti locali e dai finanziamenti per opere pubbliche infrastrutturali, l'attività di CDP viene estesa nel 2009 "al finanziamento diretto di progetti di interesse pubblico, all'export finance, al social housing e al supporto delle Pmi". Si determina così uno sconfinamento rispetto ai compiti originari: non più solo investimenti di respiro collettivo, ma anche supporto a imprese private e alla loro internazionalizzazione in una prospettiva di mercato che tenga conto delle esigenze di redditività degli investitori.
In quest'ottica è importante la nascita del Fondo Strategico di Investimenti (FSI) nel 2011.
FSI può assumere partecipazioni di minoranza in società di rilevante interesse nazionale e il suo capitale sociale è partecipato da CDP per l'80% e da Banca d'Italia per il 20%, ma è aperto anche "ad altri investitori istituzionali, italiani o esteri" e l'obiettivo di medio periodo è estenderlo "fino a 7 miliardi di euro" (oggi è di 4,4). Non solo: come si legge sul sito ufficiale "FSI ha inoltre sottoscritto una joint venture paritetica per un valore massimo di 2 miliardi di euro con Qatar Holding per investimenti in settori del "Made in Italy" (Marchi, Arredo & Design, Alimentare e Turismo), a cui entrambi i soci contribuiscono ciascuno fino a 1 miliardo di euro".
Si vede allora come attraverso le sue partecipate e con l'apertura a capitali privati di origine bancaria,