La Croazia domenica al voto per le presidenziali, già con la prospettiva di un ballottaggio a gennaio.
Il Capo di Stato in carica Ivo Josipovic ha pagato con un’erosione di consensi l’inefficacia del contrasto alla crisi economica e, malgrado il favore dei sondaggi, dovrebbe vedersela al secondo turno con la conservatrice Kolinda Grabar Kitarovic, dell’Unione Democratica Croata. Ex ministra degli esteri, la candidata del principale partito d’opposizione spera di cavalcare il crescente malcontento generato dalla crisi.
Un terreno certo fertile, ma sul quale si battono anche l’euroscettico Ivan Vilibor Sincic e il candidato della formazione extraparlamentare Alba Croata, Milan Kujundzic, che potrebbero così intaccare la sua base di consensi in occasione del primo turno.
Giurista e nel tempo libero anche compositore di musica classica, Josipovic viene accusato dai suoi detrattori di aver mancato di polso, nel far fronte alla crisi economica. Eletto nel 2010 con la promessa di “riportare la moralità nella politica croata” e regalare al Paese una nuova “equità sociale”, si è trovato a far fronte a scandali di corruzione che hanno costretto alle dimissioni diversi ministri.
Terzo presidente della Croazia dopo il “padre dell’indipendenza” Franjo Tudjman e il centrista Stipe Mesic, Josipovic ha traghettato il Paese nell’Unione Europea nel luglio del 2013.
La recessione, che si avvia ormai a confermarsi per il settimo anno consecutivo, proietta tuttavia l’economia e la disoccupazione a principali preoccupazioni degli elettori.