Nel giorno del giuramento del nuovo presidente della Romania, Klaus Iohannis, centinaia di persone hanno affollato la piazza dell’Università a Bucarest per ricordare la rivoluzione del 1989, che portò alla cacciata e all’esecuzione del dittatore comunista Nicolae Ceausescu.
Venticinque anni dopo, uno dei mali che ancora affliggono il Paese è l’elevato tasso di corruzione.
“Speravamo tanto di avere una democrazia”, dice una manifestante, “Quella di adesso non è reale. Le nostre speranze ora sono nel nuovo presidente”.
Iohannis, leader della destra moderata e vincitore a sopresa nella competizione elettorale, ha promesso di restituire stabilità al Paese.
La rivoluzione scoppiò 17 dicembre del 1989 a Timisoara. Le forze di sicurezza fecero strage dei manifestanti contro il regime e i moti di protesta raggiunsero anche la capitale. Il 22 dicembre i dimostranti fecero irruzione nel palazzo presidenziale e Ceausescu fuggì in elecottero con la moglie. Subito catturato, venne processato, condannato e fucilato con la consorte il 25 dicembre.