La crisi in Ucraina potrebbe subire una svolta questa settimana. Martedì è previsto il secondo round di negoziati di pace con i separatisti filo-russi, tre mesi dopo quello che impose il cessate il fuoco, poi però costantemente violato. I colloqui di Minsk coincidono con la tregua annunciata dalle due parti per il 9 dicembre, con lo scopo di creare una zona cuscinetto.
Andriy Lysenko, portavoce del “Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina”: “Riteniamo che il primo punto, il più importante, dell’accordo di Minsk sia il cessate il fuoco. Solo dopo il primo giorno di silenzio sarà possibile ritirare le armi pesanti, 15 chilometri dalla linea del fronte”.
L’incontro tra rappresentanti russi, ucraini, membri dell’Osce e separatisti potrebbe però slittare a venerdì per volere di questi ultimi.
Yuriy Lutsenko, “Blocco Petro Poroshenko”: “Credo che dobbiamo attenerci alla nostra strategia sul ripristino del controllo in un terzo del Donbass attraverso la pressione diplomatica ed economica sulla Russia. E’ per questo che l’incontro di Minsk è un passo in tale direzione”.
Tra le richieste delle autorità ucraine c‘è l’annullamento delle elezioni separatiste del 2 novembre nei territori controllati dai filo-russi. Ma non solo.
Angelina Kariakina, euronews: “L’Ucraina, tra le altre questioni, continua a chiedere la liberazione di tutti gli ostaggi. I separatisti filo-russi vogliono uscire dal blocco economico vendendo carbone all’Ucraina – cosa che l’Ucraina rifiuta di fare. Perché farlo significherebbe di fatto l’avvio di relazioni ufficiali”.