USA: manifestazioni a New York e Los Angeles dopo il verdetto di Ferguson

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Niente pace senza giustizia. È la promessa quasi minacciosa delle persone scese in strada a Los Angeles. I manifestanti, in maggioranza afroamericani, accusano il Grand Jury di Ferguson di non aver incriminato il poliziotto, che sparò a Michael Brown, per motivi dettati da discriminazione etnica.

“Credo – dice Karren Lane, residente a Los Angeles – che la maggior parte delle persone, me inclusa, siano davvero deluse. Non sono scioccata ma davvero molto delusa e ferita. Come donna e come madre afroamericana sono molto ferita da questo
verdetto”.

“Non prevedevo davvero questo risultato – aggiunge Haki Daniels – La vittima aveva all’incirca la mia età. Io ho diciassette anni. Quindi c‘è la possibilità che mi possano sparare addosso, che io venga ucciso e che non venga fatta giustizia. Questo è il modo in cui vanno ora le cose”.

Solidarietà alla famiglia del diciottenne di colore ucciso dall’agente Wilson ad agosto anche da New York. Almeno un dimostrante è stato arrestato a Times Square. Mentre tra la comunità afroamericana e non solo crescono i timori.

“Ho talmente tanti giovani amici di colore – racconta Brooklyn Biryin, studentessa diciassettenne – che potrebbero venire colpiti da un’arma da fuoco in qualsiasi momento. Per passeggiare nel quartiere sbagliato, per indossare una felpa col cappuccio, per essere considerati o percepiti come una minaccia. Questo mi spaventa, perché loro sono miei amici, sono persone a cui tengo e ovviamente non rappresentano alcuna minaccia”.

La sensazione di molti è che dopo 152 anni dal Proclama di Emancipazione, che decretò la liberazione di tutti gli schiavi dai territori degli Stati Uniti, la giustizia per bianchi e neri viaggi ancora su due binari paralleli.

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