Ginevra, novembre del 2013. Teheran, Mosca, Washington, Pechino, Berlino, Londra e Parigi firmano un accordo sul nucleare iraniano. Si tratta di un piano d’intenti la cui attuazione viene posticipata di un anno. A due giorni dallo scadere del termine, però, restano molte le questioni irrisolte.
Il luogo di quest’anno è diverso. I negoziatori dei sette Paesi si ritrovano, infatti, a Vienna, dove stanno lavorando giorno e notte. Tutti sanno che in gioco c‘è una posta altissima e che un fallimento rischia di trasformarsi in un boomerang per tutti.
Nel 002 Teheran annuncia di voler riprendere il proprio programma nucleare e autorizza la costruzione di nuove centrali. La comunità internazionale s’insospettisce e chiama l’Agenzia Internazionale per il Nucleare a indagare.
L’Iran firma nel 2003 il protocollo aggiuntivo al Trattato di Non Proliferazione con il quale acconsente a indagini a sorpresa nelle centrali.
Per l’Aiea gli investigatori giunti nel Paese non riescono a operare in maniera soddisfacente. Inizia una lunga battaglia tra Teheran, e parte della comunità internazionale, che s’inasprisce con l’arrivo al potere di Ahmadinejad nel 2005.
L’ex Presidente della Repubblica islamica difende davanti l’Assemblea generale dell’Onu a New York il diritto dell’Iran a sviluppare un proprio programma nucleare. Teheran avvia il processo di arricchimento dell’uranio. Ottenendo dure sanzioni economiche come pronta risposta.
Il braccio di ferro tra Teheran, Aiea, e i Paesi del Cinque +1 va avanti per otto lunghi anni in un clima di reciproco sospetto.
La situazione sembra sbloccarsi nel 2013, con l’arrivo al poter di Hassan Rohani, che mostra sin dai primi giorni da nuovo Presidente maggiore apertura verso la comunità internazionale.
Poter arrivare a un accordo permetterebbe all’Iran di uscire dall’isolamento nel quale si trova da anni e di riconquistare credibilità e margini economici a livello internazionale, ma anche regionale.
Sullo sfondo della riunione di Vienna, però, si staglia la diffidenza di sempre. Teheran vuole andare avanti con l’arricchimento di uranio, mentre la comunità internazionale intende impedire che il Paese possa dotarsi dell’arma atomica.