Basta con i mitra fuori dal finestrino, basta con povertà e distruzione.
Divisi fra Mosca e Kiev, gli abitanti di Staromykhailivka, a 20 chilometri da Donetsk, si riscoprono uniti dall’esasperazione e dalla sete di normalità.
E’ soltanto sotto la scorta dei miliziani pro-russi che possiamo filmare. Abitazioni sventrate e resti di proiettili di armi pesanti è quanto ci mostrano alcuni anziani.
Elena vive qui e ai nostri microfoni affida un auspicio senza “Forse ora saremo riconosciuti ufficialmente – ci dice – e così potremo chiedere aiuto e trovare qualcuno che ce lo offra. A regnare finora è stata soltanto l’incertezza”.
E’ con il carbone che le regalano dei vicini che Elena scalda il suo appartamento. Elettricità e gas, ci dice, ormai mancano da tre mesi.
Sotto le macerie in molti hanno lasciato anche i sogni. E pure chi reclamava una scissione dall’Ucraina, oggi ha altre e più urgenti priorità.
“In molti vorrebbero che questo diventasse territorio russo – ci racconta Vadim, il prete ortodosso della chiesa locale – . Ora sono però arrivati al punto di infischiarsene. La cosa più importante è riportare la pace in questa regione. Non possiamo più continuare a vivere in queste condizioni”.
Ai politici la gente chiede qui anzitutto una cosa: che le armi tacciano, perché il dialogo possa tornare a farsi sentire.
“Secondo il reparto armato dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk che ci ha accompagnato – spiega il corrispondente d’euronews Sergio Cantone – ci troviamo proprio sulla linea del fronte. Le postazioni ucraine sono a un chilometro da qui”.