“Ho un sacco di amici in Crimea e anche i miei nonni. Ma da quando ci siamo trasferiti qui, mi sento più libera”. Hrystynka ha 9 anni.
Lei e la sua famiglia hanno lasciato la Crimea subito dopo l’annessione alla Russia. La famiglia della ragazza ha subito venduto l’appartamento dove vivevano a Sinferopoli e ha comprato casa vicino Kiev.
“Ora ci sono troppo rifugiati. Quante persone ricevono un aiuto reale? Ad alcuni vengono offerti posti nei sanatori o nelle case di cura – dice Natalia Mykhaylichenko, la madre di Hrystynka – Mio marito è una persona molto seria e mi ha detto che il paese è in uno stato tale che non possiamo lamentarci dei nostri problemi. Facciamo quello che riusciamo a fare”.
Solo pochi riescono a farcela con le proprie forze. Lo Stato ha appartamenti disponibili solo per il 20-25% dei rifugiati. Olha Skripnyk, attivista per i diritti umani, è una degli autori del progetto di legge approvato lunedì scorso dal parlamento ucraino. Il documento introduce l’obbligo per lo Stato di fornire un alloggio temporaneo. Inoltre, semplifica anche il processo di inserimento lavorativo per i rifugiati.
“Molti datori di lavoro chiedono agli sfollati di tornare nel Donbass per recuperare il libretto di lavoro – spiega Olha Skripnyk, responsabile dell’associazione Almenda – Costringono le persone a tornare in un territorio dove è in corso un conflitto armato. Ma ora c‘è una legge in cui si afferma chiaramente che gli sfollati possono rivendicare la procedura semplificata”.
Gli unici articoli della legge non approvati sono quelli relativi al diritto degli sfollati di ottenere un terreno delle stesse dimensioni di quelli concessi ai locali e quello per l’esenzione delle tasse sugli aiuti umanitari.
“Non c‘è alcuna tassa per gli aiuti umanitari provenienti dall’estero – conclude Olha – ma se si tratta di aiuti umanitari nazionali è applicata una tassazione forfettaria”.
In Ucraina, la crisi ha messo in evidenza la faglia geo-politica dell’ex-Repubblica sovietica, dividendo chi si sente più vicino a Mosca e coloro che aspirano a traghettare il paese in Occidente. Si contano oltre 400mila sfollati, ai quali si sommano le oltre 340mila persone fuggite nei paesi vicini.