Ebola. Dopo contagio infermiera Usa ammettono: bisogna rivedere protocollo

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Nina Pham, l’infermiera statunitense che ha contratto il virus Ebola in Texas, viene sottoposta a trasfusioni con il plasma di Kent Brantly, medico sopravvissuto alla malattia.

Intanto il Centro di Cura e Prevenzione delle Malattie degli Stati Uniti (Ccd) ammette che forse la colpa del contagio non è necessariamente da imputare all’operatrice sanitaria, nota tra i colleghi per l’estrema professionalità e dedizione.

“Nessuno è in grado di dire cosa sia successo eppure la loro prima reazione è stata dare la colpa a un’infermiera che ha scelto di assistere un malato benché sapesse che metteva a rischio la propria vita. Abbiamo richiesto una formazione, equipaggiamento adeguato comprese le protezioni contro il massimo rischio biologico” denuncia Katy Roemer, una rappresentante del sindacato di categoria.

Intanto in Belgio un paziente sotto osservazione dopo il rientro dalla Guinea viene definito dal Ministero della Sanità come “un caso probabile” di contagio da virus Ebola. I test daranno un risultato definitivo domani.

Il Regno Unito da oggi applica controlli specifici nell’aeroporto di Heathrow sui passeggeri in provenienza dai Paesi dell’Africa Occidentale. Nello scalo di Gatwick e nelle stazioni ferroviarie Eurostar gli scan sanitari cominceranno dalla prossima settimana.

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