Che la colpa sia dei retaggi passati o dei rischi futuri, per usare il linguaggio del Fondo monetario, una cosa è certa: la crescita economica globale procede con il freno a mano tirato. Parola dell’organismo di Washington, che ha operato l’ennesima ‘spuntatina’ alle sue previsioni. Quest’anno il Pil mondiale si espanderà solo del 3,3%, l’anno prossimo del 3,8%.
Chi rema al contrario? Osservata speciale al prossimo G20 dei vertici della finanza internazionale sarà proprio Eurolandia. “La crescita nella zona euro si è quasi arrestata nella prima parte dell’anno, anche nel nord Europa”, spiega il capo degli economisti dell’Fmi Olivier Blanchard. “Questo riflette, in parte, dei fattori temporanei che giocano un ruolo nell’ostacolare la ripresa: le pesanti eredità del passato, soprattutto nel Sud Europa, e un basso potenziale di crescita quasi dappertutto”, conclude.
Il rischio, dice il rapporto, è quello di uno stop della ripresa, di un indebolimento della domanda interna e, soprattutto, di una caduta in territorio deflattivo. Con l’inflazione già molto bassa nella zona euro, per l’Fmi le probabilità che quest’ultima ipotesi si avveri ammontano al 30%.
Quelle di una recessione sono ancora più alte (quasi il 40%): il Fondo ha abbassato le previsioni di crescita delle tre maggiori economie guidate dalla Germania. Una giornata da dimenticare per Berlino, che ad agosto registra il più grande crollo della produzione industriale dall’apice della crisi nel 2009.
Il capitolo dedicato all’Italia è ancora più impietoso. Confermata la proiezione di un 2014 all’insegna del segno meno (lo 0,2%) mentre nel 2015 la crescita del BelPaese non dovrebbe superare lo 0,8%. La disoccupazione toccherà 12,6% quest’anno, per poi scendere al 12% l’anno prossimo.