Tremilasettecento orfani in appena sette mesi. L’epidemia di Ebola nell’Africa Occidentale ha messo in ginocchio le strutture mediche, dei Paesi colpiti, dove per far fronte all’emergenza si trascurano i servizi di base.Ormai impossibile ricevere: vaccinazioni obbligtorie o la semplice assistenza per le donne incinta. L’Unicef stima in 2,5 milioni i minori in pericolo di vita, e non perché colpiti direttamente dal virus.
Sarah Crowe, è appena rientrata da Monrovia, in Liberia, dove il sistema sanitario è al collasso.
“Riuscire a rivitalizzare il sistema sanitario di base è impossibile” Spiega Sarah Crowe :” Significa: dare incentivi, pagare degli stipendi decenti, motivare gli infermieri, i lavoratori del settore, ma anche facilitare il lavoro, rifornire i centri di personale qualificato. Altrimenti, in paesi devastati dall’Ebola vedremo aumentare anche il numero di bambini a morire di malattie banali, come il morbillo”.
Nonostante i ripetuti appelli alla comunità internazionale, l’Unicef è riuscita a raccogliere appena il 25% dei 200 milioni di dollari necessari per affrontare lo stato d’emergenza in Africa Occidentale. “Le persone hanno paura” continua Sarah Crowe
“Molti operatori umanitari hanno lasciato il Paese. Qualcuno sta iniziando a tornare, perché si è capito che se non si sconfigge l’Ebola in Africa Occidentale, il virus si diffonderà. Si tratta di un problema mondiale e abbiamo bisogno di trovare una soluzione”.
Per L’Unicef: servono finanziamenti e personale qualificato. L’Ebola sta minando alla base il tessuto sociale dei paesi colpiti. L’agenzia Onu ammette che senza un pronto intervento il numero degli orfani è destinato nei prossimi due mesi a raddoppiare.