Un’operazione condotta con successo. Così il Pentagono definisce i raid aerei portati a termine dagli Stati Uniti in Siria. Obiettivi dell’aviazione militare: i centri di comando dell’Isis, le postazioni di Al Nusra, ma anche le basi del Khorasan, un gruppo legato ad Al Qaeda descritto da Washington come perfino più pericoloso dello Stato Islamico.
Agli attacchi, condotti in diverse località siriane, hanno partecipato più o meno direttamente anche diversi Paesi arabi: Arabia Sudita, Emirati Arabi, Giordania, Barhein e Qatar i cui rappresentanti, a margine dell’assemblea dell’Onu sul clima svoltasi a New York, hanno incontrato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
“Abbiamo – ha detto il capo della Casa Bianca – l’opportunità di mandare un messaggio molto chiaro: che il mondo è unito, che siamo tutti impegnati per distruggere non solo l’Isis ma anche quel tipo di estremismo ideologico che porterebbe a nuovi spargimenti di sangue”.
Nelle zone bombardate intanto si contano le vittime: almeno un centinaio, fra cui una decina di civili. Contro l’offensiva Mosca protesta ma Washington replica assicurando che il regime di Damasco era stato avvisato in anticipo dell’intervento militare anche se alle autorità siriane non erano stati forniti i dettagli dell’operazione.