Effetto sanzioni su Rosneft, licenziamenti e cessioni

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Mentre le compagnie russe si preparano alla nuova ondata di sanzioni europee, Rosneft comincia ad accusare le conseguenze delle misure occidentali.

Settimana scorsa il gigante petrolifero ha annunciato i primi tagli al personale. Ma soprattutto, per bocca di Vladimir Putin, ha aperto alla possibilità di cedere quote del suo prezioso giacimento siberiano di Vankor alla Cina.

Certo l’azienda (che da sola produce il 4% delle forniture mondiali di greggio) non rischia di fallire dall’oggi al domani. Ma le ingenti necessità di capitali per sviluppare gli impianti e rifinanziare l’enorme debito si scontrano oggi con la chiusura dei “rubinetti” occidentali.

Il premier Medvedev ha detto che il Cremlino potrebbe intervenire con un salvataggio da 40 miliardi di dollari. Ma Rosneft deve risolvere anche un altro problema vitale: quello delle tecnologie estrattive, le quali, fino al lancio delle sanzioni, venivano per la maggior parte importate.

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