Il Pil tedesco frena. Eurozona, manifatturiero in calo

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La notizia ha ormai il sapore dell’ufficialità: anche la Germania, la locomotiva d’Europa, sembra aver finito la benzina. A conferma è arrivata lunedì la seconda stima della crescita economica nel secondo trimestre.

La speranza che Berlino trainasse una Francia stagnante e un’Italia di nuovo in recessione si è infranta contro quel -0,2% di Prodotto interno lordo registrato dall’Ufficio statistiche federale.

La tenuta dei consumi interni non è bastata per controbilanciare il calo degli investimenti delle aziende e, soprattutto, il passo falso del commercio estero, su cui pesa la guerra di sanzioni tra Occidente e Russia.

“È una battaglia: i temi geopolitici contro le politiche monetarie”, spiega Robert Halver di Baader Bank. “L’aspetto geopolitico è esplosivo perché riguarda l’economia tedesca e dell’Eurozona. Eppure l’Europa ha intenzione di lanciare nuove sanzioni contro la Russia”, aggiunge.

Chi spera in un rimbalzo nel terzo trimestro dovrà fare i conti con i dati altrettanto deludenti del settore manifatturiero. L’indice degli acquisti alle imprese dell’Eurozona è calato oltre le attese a 50,7 punti.

Evidente la frattura con la Francia, il cui ritmo di contrazione è peggiorato (46,9), ma anche il dato della Germania, primo partner commerciale della Russia, è ai minimi da undici mesi (51,4).

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