Dopo la tregua con Hamas, Israele fa i conti con le conseguenze di settimane di combattimenti. I pochi turisti stranieri sulle spiagge di Tel Aviv (il 26% in meno a luglio) ben incarnano un settore che, insieme ai consumi, potrebbe alleggerire di mezzo punto percentuale il Pil previsto quest’anno. Parola della banca centrale, corsa ai ripari lunedì annunciando un taglio dei tassi di interesse allo 0,25%.
La situazione non è migliore sul versante palestinese. La più colpita è ovviamente la striscia di Gaza, dove quasi il 10% delle fabbriche sono state distrutte e molte altre hanno interrotto la produzione.
Ma a risentire del clima è stato anche il turismo in Cisgiordania: “Abbiamo avuto molte cancellazioni questo mese, nel mese di agosto. E il mese scorso, a Luglio”, spiega il ministro palestinese per il turismo Rula Ma’ayah. “Abbiamo avuto un calo nel numero di turisti in arrivo in Palestina, un calo che ha toccato picchi del 60-65%”, conclude.
Ma a Gaza a preoccupare è anche il settore alimentare. Secondo le stime della FAO il settore della pesca ha perso, tra il 9 luglio e il 10 agosto, l’equivalente del 9,3% del pesce pescato annualmente. Senza contare la perdita di metà del pollame a causa degli attachi diretti e dell’inaccessibilità alle fattorie.