Protagonista indiscusso della Perestrojka, Eduard Shevardnadze verrà ricordato per il suo ruolo nella fine della Guerra Fredda. Nel 1985, dopo l’elezione di Michail Gorbaciov a leader dell’Unione Sovietica, Shevardnadze venne nominato ministro degli Esteri.
Il suo carisma piacque subito alle cancellerie occidentali; firmò accordi storici per il controllo degli armamenti e partecipò al negoziato per la riunificazione della Germania.
Dopo le critiche dei nostalgici, che insieme a Gorbaciov, lo ritenevano responsabile del crollo della grande potenza sovietica, Shevardnadze tornò in Georgia nel 1992. Un paese diviso tra una crisi sociale interna e una guerra civile per le aspirazioni indipendentiste delle repubbliche autonome dell’Ossezia meridionale e dell’Abkhazia.
Nel 1995 divenne presidente per l’Unione dei cittadini e lo rimase fino al novembre del 2003, quando fu deposto dalla cosiddetta “Rivoluzione delle rose”. I manifestanti guidati dal futuro presidente Mikhail Saakashvili irruppero nel Parlamento mentre Shevardnadze pronunciava un discorso e lo portarono fuori dall’edificio. Quell’episodio segnò la fine della sua carriera politica.