Potrebbero essere nove le vittime palestinesi dei bombardamenti di stanotte sulla Striscia di Gaza.
I droni israeliani hanno preso di mira militanti dei Comitati di resistenza popolare, considerati a loro volta autori del lancio di razzi verso il sud di Israele.
Altre azioni contro obiettivi palestinesi sono state condotte a Rafah, dove si contano almeno tre vittime.
Nonostante la forte ripresa degli attacchi aerei, il governo israeliano cerca di mostrarsi sensibile agli umori dell’opinione pubblica araba, lasciando intravedere nel contempo anche un margine per trattare.
“Netanyahu non è un guerrafondaio. Non si è lanciato in operazioni militari come ha fatto Olmert in Libano o a Gaza, lui non lo farebbe mai. Piuttosto è molto prudente, non esita. E in questo senso credo che sarà capace di gestire la situazione. Se Gaza ci sarà la calma, se non ci saranno altri lanci, allora non ci saranno nemmeno le risposte”.
La collera causata dal rapimento e dall’uccisione dell’adolescente palestinese ha però di nuovo messo sotto accusa la politica del governo di Tel Aviv. Mahmud Abbas, presidente dell’Anp, ricorda che gli ‘‘attacchi dei coloni contro i palestinesi sono saliti del 41% dalla prima metà del 2014”, e chiede l’intervento della comunità internazionale contro quella che definisce “escalation dei crimini contro i palestinesi”.