Gerusalemme, la paura dei palestinesi dopo gli scontri

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Si vive nella paura a Shufat, quartiere arabo di Gerusalemme Est. E’ qui che Mohamed Abu Kdheir viveva con la famglia ed è qui che è stato rapito prima di essere bruciato vivo. Il giorno dopo i funerali le madri di Shufat temono che anche i loro figli siano in pericolo.

“Non ci sentiamo al sicuro e faremo sentire la nostra voce” racconta a Euronews una donna di Shufat “Non ce ne staremo in silenzio. Siamo madri, se avessimo qui gli assassini li uccideremmo con le nostre mani. Non vogliamo gli israeliani nei nostri quartieri”.

Mohamed Abu Khdeir è stato ritrovato morto poche ore dopo il ritrovamento dei cadaveri dei tre ragazzi israeliani scomparsi il 12 giugno. Raccontano a Shufat che la polizia israeliana, cui compete la sicurezza di tutta Gerusalemme, abbia iniziato le ricerche del giovane Mohamed troppo tardi.
Sequestrate le videocamere nel luogo del rapimento. Ma per i familiari la polizia israeliana starebbe cercando di occultare i filmati in modo da proteggere gli autori del crimine. “I servizi di sicurezza isrealiana stanno temporeggiando” ci racconta un cugino del ragazzo ucciso “sanno già chi ha ucciso Mohamed, hanno la targa della loro auto, conoscono la loro identità”.

A Shufat come negli altri quartieri arabi di Gerusalemme est, teatro negli ultimi giorni di violenti scontri, i palestinesi hanno creato delle pattuglie di vigilanza autonome. “Difendiamo il nostro diritto a proteggerci” ammette Akram Saleymeh, proprietario di una panetteria di Shurat “Questa è la nostra terra, gli Israeliani hanno il diritto di difendersi. Noi palestinesi di Geruslamme abbiamo soltanto le pietre per difenderci”.

Danneggiata simbolicamente in questi giorni di scontri la linea del tram che, passando per Shufat, collega il Centro di Gerusalemme agli insediamenti israeliani.

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