Fin dove si spingerà la risposta israeliana contro i palestinesi di Hamas? La domanda è nell’aria, fin dal ritrovamento dei corpi dei tre studenti israeliani rapiti e uccisi nei pressi di Hebron. Il governo ha promesso il pugno duro contro i responsabili.
Ma, per l’estrema destra, non basta. “Il governo deve radunare le forze armate e annientare Hamas, ora!”, afferma un manifestante.
Per questi attivisti, Netanyahu è un traditore. Eppure, il premier israeliano non ha usato mezzi termini con Hamas, impegnandosi a distruggerne le infrastrutture in Cisgiordania. “Non ci fermeremo fino a che non li avremo trovati tutti – ha detto – non importa se tenteranno di nascondersi o se ci vorrà del tempo”.
Subito dopo la notizia del sequestro e per quasi venti giorni, le forze israeliane hanno condotto le ricerche più vaste mai tentate negli ultimi anni. Ma l’operazione, che ha condotto a 400 arresti di palestinesi, in Israele ha deluso le aspettative.
Anche il fronte palestinese, riunificato dopo l’accordo tra Hamas e Fatah, mostra ora qualche crepa. La poltrona più scomoda è quella del presidente palestinese Mahmoud Abbas: se cedesse alle insistenze israeliane e rompesse l’alleanza con Hamas, passerebbe per traditore della causa.
Un’accusa che gli è stata già rivolta quando ha condannato il rapimento dei tre studenti, prima che i corpi venissero rinvenuti: “Spero che siano ritrovati in vita – aveva detto – perché siamo umani, non uccidiamo a sangue freddo. Non accettiamo che delle persone innocenti siano rapite o uccise”.
Determinante, nell’influenzare il corso degli eventi, sarà l’atteggiamento di Hamas. Dissociandosi dall’accaduto, potrebbe prevenire un’offensiva israeliana. Ma il movimento ha sempre sostenuto qualsiasi atto di resistenza contro l’occupazione.
Un suo portavoce ha messo in guardia Israele contro ogni tentativo di aggressione. “Siamo pronti a reagire – ha detto Sami Abu Zuhri, aggiungendo che “il prezzo che le forze occupanti pagheranno sarà superiore a qualsiasi attacco lanciato contro di noi”.
Israele non ha tempo da perdere: presto dovrà scegliere tra l’accontentare le frange più bellicose della sua popolazione, o rischiare di infiammare nuovamente l’intera regione.