Siria: al voto per le presidenziali, una farsa per l'Occidente

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Sono quindici milioni i siriani chiamati alle urne per delle elezioni presidenziali che vogliono essere uno show di normalità, ma che agli occhi della comunità internazionale assumono piuttosto contorni farseschi.
Impossibile votare nelle regioni controllate dai ribelli, impossibile non votare in quelle controllate dal regime.

Bashar al-Assad si è presentato in mattinata al proprio seggio di Damasco, accompagnato dalla moglie.

Chi tra gli elettori ha parlato alle telecamere presenti ha fatto prova di appassionato entusiasmo:

“Ho votato perché avevamo stabilità e sicurezza in Siria, che è la madre del mondo. E se Dio vuole la Siria tornerà e sarà forte di fronte a tutti quelli che ci hanno sfidati”.

“Queste elezioni sono un successo, come quello dell’esercito siriano. Le elezioni completano il successo militare. Che la Siria viva in pace con il suo leader”.

Assad è già certo della vittoria, contro due candidati piuttosto deboli e comunque non particolarmente disallineati rispetto al governo.

Hassan al-Nouri era ministro dello sviluppo economico per i primi due anni di mandato dell’attuale presidente, cioè Bashar al-Assad, figlio di quell’Hafez al-Assad che aveva l’abitudine di prendere il 99% dei voti.

Tradizione di famiglia, salvo improbabili sorprese.

L’altro candidato è Mahes al-Hajjar, ex-comunista di Aleppo, sunnita, fa parte dell’opposizione parlamentare.

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