Era partita nel 2011 come un’unione doganale. Dall’anno prossimo prenderà la forma di uno spazio economico comune.
L’Unione economica euroasiatica, l’eredità che Vladimir Putin vuole consegnare alla storia, prende corpo in piena antitesi agli altri poteri regionali: Europa, Cina e Stati Uniti.
E chissà che in futuro non possa dar vita a legami più stretti dal punto di vista politico, nonostante i paletti fissati dal presidente kazako Nursultan Nazarbayev.
“Al di sopra di tutto – ha detto – l’unione è economica e non tocca questioni di indipendenza, la sovranità politica degli Stati che prendono parte al processo di integrazione”.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente russo: “I benefici reciproci del processo di integrazione si stanno concretizzando. La cooperazione economica di Russia, Bielorussia e Kazakistan si allarga”, ha affermato Putin.
“Il commercio si sta sviluppando, la proporzione di beni ad alta tecnologia aumenta. Il vantaggio competitivo dei nostri Paesi nell’economia mondiale si va rafforzando”, ha aggiunto.
Con un Pil totale che sfiora i 1.700 miliardi di euro e un mercato popolato da oltre 170 milioni di persone, l’unione euroasiatica individua in quella europea al contempo un modello e un concorrente.
Sulla carta (mezzo miliardo di abitanti e 13mila miliardi di euro di Pil) il gruppo con sede a Bruxelles vince ancora.
Ma è impressionante notare come la nuova alleanza controlli un quinto delle riserve mondiali di gas e il 15% di quelle petrolifere.
I tre Paesi si sono impegnati a coordinare le proprie politiche energetiche, anche se, sul punto, ci sono dubbi.
Russia e Kazakistan sono spesso in competizione tra di loro, mentre, nei mesi che hanno portato alla firma, il presidente bielorusso aveva minacciato il boicottaggio per una disputa con Mosca legata ai dazi petroliferi.
Diverso il discorso per la libera circolazione di persone, servizi e soprattutto capitali, i cui vantaggi potrebbero presto attirare nuovi membri.
In pole position ci sono l’Armenia, che si starebbe preparando per l’adesione già nei prossimi mesi, e il Kirghizistan, il cui presidente sempre questo giovedì ha messo a punto con Putin una roadmap per entrare nell’unione doganale.