Bruxelles, le sanzioni mancate e i legami economici con la Russia

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Nord Stream, gasdotto che dalla Russia trasporta il metano in Germania attraverso il Baltico, ben rappresenta lo stretto legame tra Mosca e Bruxelles.

Non c‘è da sorprendersi se martedì i leader dell’Unione europea hanno discusso nuove sanzioni legate alla situazione in Ucraina per arrivare, alla fine, ad un nulla di fatto.

Neppure la Commissione, che pure preme per ridurre la dipendenza energetica, chiude la porta ai capitali russi.

“A livello di principio – ha detto il commissario europeo per l’energia Oettinger – accettiamo qualsiasi investitore dall’interno o dall’esterno dell’Unione europea che investa in infrastruttura al fine di assicurare la garanzia degli approvvigionamenti per i cittadini europei.

“Ma nel territorio dell’Unione europea – ha aggiunto – deve rispettare le leggi del mercato unico e della concorrenza nella loro interezza”.

Senza contare che il 75% degli investimenti stranieri in Russia viene proprio dai Paesi dell’Unione europea.

British Petroleum, per restare in campo energetico, è il secondo maggior azionista all’interno di Rosneft.

Incuranti della minaccia di sanzioni (nonché delle richieste di boicottaggio del forum economico di San Pietroburgo) nel weekend i vertici dell’azienda britannica hanno firmato con il gigante russo un accordo per lo sfruttamento di alcuni siti non convenzionali.

Non erano soli: all’evento erano presenti anche i numeri uno dell’italiana Eni, dell’anglo-olandese Shell, e della francese Total, che ha stretto un’accordo con Lukoil per un giacimento di scisto in Russia.

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