Alle 23 partiva puntuale il festival degli exit poll, seguiti a ruota dalle proiezioni e dai primi commenti: chiusi i seggi, gli ultimi in Italia, si iniziava a ragionare sui primi dati delle europee, che in termini generali dicono due cose: la forte avanzata degli euro-scettici e un’astensione che non è cresciuta, anche se non è nemmeno diminuita in modo sensibile. Un dato, quello dell’astensione, che veniva sottolineato con un certo entiasiasmo da Joseph Daul, capogruppo del PPE:
“Abbiamo bloccato la tendenza all’incremento dell’astensionismo. In termini di democrazia, era uno dei principali obiettivi che ci eravamo dati. Naturalmente non è perfetto, non siamo soddisfatti, ma è la prima volta che blocchiamo la tendenza al rialzo dell’astensionismo”.
In Francia l’affluenza è anche leggermente cresciuta, ma questo non ha impedito al Front National di fare il pieno.
Marine Le Pen celebra il secondo trionfo, dopo la forte crescita del partito alle amministrative arriva addirittura come prima forza del Paese, in questa tornata europea.
Il significato di questo voto per lei è chiaro: “il popolo chiede un’unica politica, la politica del popolo francese per il popolo francese. I francesi non vogliono più essere governati da fuori, essere sottomessi a leggi che non hanno votato, obbedire a dei commissari che non sono sottoposti alla legittimità del suffragio universale”.
L’altro grande vincitore è lo UKIP, il partito anti-europeo britannico, cresciuto oltre ogni previsione. Il leader dello UKIP, Nigel Farage, ha sempre respinto l’idea di un’alleanza con la Le Pen, ma in serata ha detto di voler incontrare Beppe Grillo.
“Ci sarà un buon numero di euroscettici eletti al Parlamento europeo: resta da vedere se questo faccia una grande differenza nelle politiche europee. Ma per la politica nazionale la differenza è rilevante: finora, che piacesse o meno, l’integrazione europea sembrava inevitabile. Beh, questa ineluttabilità finirà dopo i risultati di stanotte”.
E poi c‘è Tsipras: in Grecia Syriza sfonda, alle europee è primo partito davanti ai conservatori. La sinistra radicale, cresciuta in reazione alle politiche europee sul debito greco, è un altro interlocutore con il quale bisognerà fare i conti, anche perché qualche deputato potrebbe venirgli anche dall’Italia.