In Afghanistan si scava con mezzi rudimentali nel fango, ma le speranze di trovare sopravvissuti sono ormai svanite. Il governatore del Badakhshan ha annunciato la fine delle ricerche.
Le due frane provocate dal cedimento di una collina in un villaggio della provincia nordorientale afghana ha provocato 350 morti, secondo il bilancio ufficiale delle Nazioni Unite, ma le autorità locali parlano di oltre 2.100.
“Chiedo al governo di venire in fretta ad aiutarci a estrarre i corpi – dice un uomo -. Siamo riusciti ad estrarne soltanto dieci o quindici”.
“Sette membri della mia famiglia erano qui quando c‘è stata la frana – spiega una donna -. Quattro o cinque persone sono morte qui ma quattro o cinque sono ancora vive. Anche io sono mezza morta, cosa posso fare?”.
Acqua, medicinali e viveri sono le cose più urgenti da fornire agli abitanti di un’area già povera e con infrastrutture precarie. L’ONU ha fatto sapere che gli sforzi si concentrano ora sugli sfollati, oltre quattromila.
Le frane hanno travolto il villaggio di Aab Barik. A provocarle non sono state soltanto le copiose piogge degli ultimi giorni ma anche – denunciano gli ambientalisti – l’intervento dell’uomo.