Barricate e carri armati in strada, uomini incappucciati che montano la guardia al Municipio occupato e un giornalista americano, detenuto nei locali dei servizi di sicurezza.
L’interpretazione di Slavianks degli accordi di Ginevra sembra non lasciare dubbi sul fallimento della diplomazia.
Uomini dei servizi pro-russi della stessa città, secondo un comunicato del Ministero dell’Interno ucraino, avrebbero inoltre partecipato alle torture e all’uccisione di Volodymyr Rybak, il consigliere comunale del partito filo-governativo Patria, scomparso la scorsa settimana, dopo aver partecipato a una manifestazione in favore di Kiev.
Simili segni di tortura, sarebbero stati rinvenuti anche su un altro cadavere.
Morti che secondo il presidente ad interim Turchinov avrebbero l’avallo di Mosca. Da qui la ripresa delle operazioni anti-russe nell’est del paese, che oggi conferma anche il suo vice Vitaly Yarema, parlando di smantellamento di gruppi illegali a Kramatorsk, Slaviansk e in altre città delle regioni di Donetsk e Luhansk.
Tensioni – e sviluppi – che Mosca ha dal canto suo addotto come motivazione del suo ormai riconosciuto assembramento di truppe alla frontiera con l’Ucraina.