Russia, con nuove sanzioni l'economia rischia di finire in recessione

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Finora la Russia ha di fatto ignorato le sanzioni per l’annessione della Crimea. Ma presto, oltre al congelamento dei beni e al blocco dei visti per 21 individui, potrebbero arrivare misure con un impatto potenzialmente devastante.

Ad esempio nel settore energetico, con i capi di Stato dell’Unione Europea che hanno chiesto alla Commissione un piano per ridurre la dipendenza da petrolio e gas russi.

Senza contare che la sola minaccia di sanzioni già pesa sui mercati finanziari di Mosca: da inizio gennaio il principale indice della borsa ha perso oltre l’11%, mentre il rublo ha ceduto il 9%.

Principale problema è la fuga di capitali privati, cominciata l’anno scorso con la crisi dei mercati emergenti ed intensificatasi a inizio anno (35 miliardi di dollari solo a gennaio e febbraio) a causa dello scontro con le nuove autorità di Kiev.

“La situazione è molto negativa per la nostra economia perché nessuno sa che genere di sanzioni potrebbero seguire. Anche se quelle attuali sono limitate, la reazione è moderatamente negativa”, spiega Yaroslav Podsevatkin di Aton.

“Questo è molto brutto per il mercato azionario perché gli investitori hanno una memoria abbastanza lunga. Se se ne vanno, di norma tendono a non tornare”, aggiunge.

Le prime crepe sono apparse la settimana scorsa, quando Standard & Poor’s e Fitch hanno cambiato a “negativo” l’outlook di Mosca, preludio di un potenziale downgrade.

L’economia russa era già alle prese con una brusca frenata della crescita: solo l’1,3% nel 2013. Con il crollo della domanda e l’incertezza provocata dalle sanzioni, potrebbe scivolare addirittura in recessione nel secondo e terzo trimestre.

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