Crimea: autorità locali 'conquistano' compagnie pubbliche di Kiev

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Nulla di fatto dopo il colloquio a Londra tra John Kerry e Serghei Lavrov: il muro contro muro tra Mosca e l’Occidente resta a 48 ore dal referendum che quasi certamente sancirà la secessione della Crimea
dall’Ucraina.

I corrispondenti di euronews descrivono l’atmosfera che si respira a Simferopoli e a Kiev.

Cecilia Cacciotto, euronews: In collegamento da Simferopoli, il corrispondente di euronews, Sergio Cantone. A qualche giorno dal referendum, qual è la situazione in Crimea?

Sergio Cantone, euronews: C‘è grande entusiasmo da parte della popolazione pro-russa che ormai dà per scontato l’esito del referendum a favore della separazione della Crimea dall’Ucraina. D’altro canto si manifesta anche la rabbia di chi è contro questa separazione. Sorpattutto la comunità tatara della Crimea che oggi ha organizzato una serie di piccole manifestazioni, flashmob, per dire no al referendum e no alla separazione. I tatari vogliono rimanere con l’Ucraina perché Kiev si sta avvicinando all’Unione europea. L’altro aspetto importante da sottolineare è la progressiva conquista dei beni economici di proprietà dello Stato ucraino qui in Crimea, come ad esempio la società del gas, da parte del governo locale. Il potere dello Stato ucraino non è più riconosciuto dalle autorità locali.

Cecilia Cacciotto: In collegamento da Kiev, troviamo invece, la corrispondente di euronews, Maria Korenyuk.

Maria Korenyuk, euronews: In vista del referendum in Crimea i rappresentanti del governo di Kiev dicono che non riconosceranno i risultati, perché ritengono questo voto illegittimo. In programma c‘è una riunione straordinaria del Parlamento ucraino. Secondo il suo vice-presidente, la Verkhovna Rada chiederà di sciogliere il Parlamento di Crimea. A sostegno di questa decisione, la sentenza della Corte Costituzionale che ha sancito l’illegalità del referendum. Intanto, sul sito del Partito delle Regioni, il movimento dell’ex presidente Viktor Yanukovich, è apparsa una dichiarazione. I rappresentanti dell’ex partito di governo suggeriscono una serie di misure per risolvere la crisi: reintrodurre il russo come seconda lingua ufficiale e, in secondo luogo, decentrare i poteri in chiave federalista. Nessuna replica è arrivata da parte del governo o dai rappresentanti di altri partiti. L’unica considerazione recente su questo punto è stata espressa dal primo ministro ucraino, Arseniy Yatseniuk, che ha detto che l’Ucraina è pronta a offrire una maggiore autonomia alla Crimea.

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