Centinaia di persone hanno marciato per le strade di Culiacan, nell’ovest del Messico, per chiedere alle autorità di rilasciare il leader del cartello di Sinaloa, arrestato sabato, Joaquin “El Chapo” Guzman.
La gente protestava contro l’eventualità di una sua estradizione negli Stati Uniti. El Chapo era, al momento dell’arresto il narcotrafficante più ricercato al mondo.
“Dimostriamo perché non vogliamo che quest’uomo sia estradato negli Usa”, dice una donna.
“Questa è una persona che aiutava gli altri. Il governo dovrebbe combattere i sequestratori, non la gente che ci aiuta. È chiaro”, aggiunge un’altra.
Guzman era latitante da molti anni e come Pablo Escobar in Colombia prima di lui, si era costruito una fittizia fama di Robin Hood nel Paese aiutando i bisognosi, ma solo per meglio controllare larghe fette di territorio.
È stato sottoposto a un test DNA e a diversi controlli visto che le sue ultime foto risalivano a una ventina di anni fa. Su Guzman grava anche il sospetto di aver ordinato l’omicidio di Juan Jesus Posadas, il cardinale messicano ucciso nella sua auto nel 1993.