A pochi isolati da Piazza dell’Indipendenza, nel centro di Kiev, i ritmi cittadini proseguono quasi inalterati dagli eventi degli ultimi giorni. Il chiosco di Olga si trova a una quarantina di metri dalle barricate.
Su questa via di grande passaggio, una delle arterie principali della capitale ucraina, molti negozi hanno le serrande abbassate. Ma Olga non si sente minacciata e solidarizza con i manifestanti: “Ora c‘è più gente che viene a prendere un caffé. Nessuno può prevedere l’esito di questa battaglia”.
L’impressione di normalità è ancora più accentuata se ci si allontana di qualche strada. A sette isolati da Maidan, bar e centri commerciali sono aperti, come se niente fosse accaduto.
Oksana lavora in una gioielleria del quartiere ed è in pausa pranzo: “Tutti i miei colleghi sono venuti a lavorare anche se io, che sono la responsabile, li avevo autorizzati a non venire. Per quanto mi riguarda, non ho avuto alcun problema. La sola cosa che mi turba è la consapevolezza di ciò che sta accadendo nel Paese. Non avrei mai pensato che un governo potesse agire in questo modo”.
Il bilancio degli scontri di martedì suona come un bollettino di guerra. Tra gli abitanti, molti non si spiegano che cosa abbia spinto la polizia ad agire con tanta durezza. Eppure, non si sentono impauriti e alcuni di loro vogliono unirsi alla protesta: “Qui mi sento al sicuro, ma mi sento al sicuro anche quando sono a Maidan. Credo che ci andrò perché ci sono tante persone intelligenti”.
La corrispondente di euronews, Maria Korenyuk: “La vita lontano dalle barricate è la stessa di sempre, tranne per il fatto che la metropolitana di Kiev è chiusa da due giorni. Alcuni residenti hanno difficoltà a recarsi al lavoro e a tornare a casa. Le autorità affermano che il servizio è stato sospeso a causa di minacce terroristiche. Ma secondo i manifestanti è soltanto un modo per impedire a chi abita in quartieri decentrati di affluire in Piazza dell’Indipendenza”.