Aspiranti jihadisti verso la Siria: un fenomeno in crescita. In Francia, l'allarme degli esperti

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Due giovanissimi, fratellastri, francesi, morti in Siria per la jihad. La loro immagine è diventata un po’ il simbolo di quanti scelgono di andare a combattere contro il regime di Bashar al-Assad. I casi sono tanti. In questi ultimi giorni la stampa dell’Esagono ha riportato quello di un jihadista partito con moglie e figli.

In Europa i volontari sono centinaia, forse migliaia. La Francia – oltre a ospitare la comunità musulmana più copiosa – è uno dei Paesi dell’Unione dove il fenomeno è più diffuso.

“La situazione sta peggiorando – spiega il giudice specializzato nell’anti-terrorismo Marc Trévidic -. Dobbiamo inventare cose nuove, dobbiamo cercare di agire sulle cause. Quando suona il campanello d’allarme, quando i genitori contattano le autorità, si può considerare l’intervento di un mediatore che si prenda la responsabilità di fare capire al ragazzo che non dovrebbe partire, che l’Islam non gli chiede di andare a combattere dall’altra parte del pianeta. È ovvio che occorre farlo. Finora abbiamo fatto affidamento sulla giustizia antiterrorismo”.

Trévidic critica l’idea di togliere la cittadinanza ai volontari che si recano in Siria, provvedimento che ha suscitato un acceso dibattito nel Regno Unito, altro Paese da dove molti volontari vanno a ingrossare le fila dei ribelli siriani.

È di questi giorni la notizia diffusa dai media del primo jihadista britannico a compiere un attentato suicida in Siria, avvenuto ad Aleppo.

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