Le Borse europee archiviano quasi tutte in calo l’ultima seduta della settimana, indebolite dal pericolo di deflazione in Europa che indica una mancata ripresa dell’economia.
Milano, Atene, Mosca e Budapest le uniche piatte a chiudere appena sopra la parità.
L’EuroStoxx600 ha terminato il mese con una perdita dell’1,9%, la peggiore dal 2010.
Intanto proseguono le tensioni nei mercati emergenti. In Europa è sotto i riflettori il calo del fiorino ungherese, che nei confronti dell’euro ha toccato il minimo degli ultimi due anni, mentre il rendimento dei titoli di Stato in giornata è salito di 20 punti base.
Il premier ungherese Viktor Orban ha voluto rassicurare gli investitori: “Ritengo che i governi debbano stare alla larga dalle discussioni sulle valute e lasciare la questione esclusivamente in mano alle banche centrali. La cosa che possiamo e dobbiamo portare avanti è una politica fiscale appropriata a riportare la stabilità della moneta”.
Il premier, che ha parlato a margine di una conferenza di direttori e governatori di alcune banche centrali europee a Budapest , ha detto che la Bulgaria, che in aprile andrà al voto, non aumenterà la spesa pubblica.
Le valute dei mercati emergenti stanno crollando sempre di più, compreso il fiorino ungherese, ma nessuno ne ha parlato alla conferenza. Nemmeno il governatore della banca centrale ungherese o il direttore della banca centrale russa. Il vice governatore turco ha annullato il viaggio all’ultimo minuto.