Non accenna a fermarsi l’ondata di vendite che da più di una settimana sta colpendo i mercati emergenti e, in particolare, le loro valute.
Nonostante il parziale allentamento nella mattinata dopo l’intervento della banca centrale turca, il contagio si è diffuso anche tra gli investitori in Russia, dove il rublo ha toccato i minimi storici: 35 sul dollaro e quasi 48 sull’euro.
In Ungheria, in un clima di generale avversione al rischio, il fiorino è calato ai minimi da due anni.
Pesano le parole del governatore della banca centrale, che ha parlato di “spazio per un nuovo taglio dei tassi”, e le voci riguardo a possibili ritardi sulle scadenze dei titoli di Stato.
In Sudafrica, addirittura, il rand è sceso di due punti percentuali nonostante l’intervento della banca centrale di Pretoria, tornata ad alzare il costo del denaro per la prima volta da sei anni.
Il nervosismo contagia anche le borse europee, la maggior parte delle quali hanno chiuso in rosso dopo una giornata sulle montagne russe.
L’unica leggermente positiva è Madrid, +0,17% in scia all’esito positivo delle aste di Bonos: tutti con rendimenti in calo.
Anche in Italia proseguono le nuove emissioni, con il Tesoro che ha collocato otto miliardi di Bot a sei mesi.
Nonostante i tassi in calo, però, a Piazza Affari il Ftse Mib ha ceduto lo 0,57%, zavorrato da titoli come Fiat, dopo la trimestrale deludente, e Mediaset.
In decisa controtendenza Pirelli, spinta dalle voci (poi smentite a mercati chiusi) su una possibile cessione della quota di Marco Tronchetti Provera.