Usa, Obama dichiara guerra alle disuguaglianze

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Il 2014 sarà l’anno della svolta. Parola di Barack Obama, che nel suo Discorso sullo stato dell’Unione ha tentato di infondere ottimismo al suo secondo mandato e offrire una strategia d’attacco ai democratici, in vista delle elezioni di novembre per il rinnovo della Camera e di un terzo del Senato. La parola d’ordine è lottare contro le disuguaglianze, anche a costo di sfidare il Congresso.

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama: “L’America non resterà con le mani in mano, e tantomeno io – afferma Obama – Tutte le volte che potrò creare maggiori opportunità per gli americani aggirando l’iter legislativo, lo farò”.

E’ il caso del minimo salariale, oggi a 7 dollari e 25 centesimi: inferiore del 20% rispetto ai tempi in cui era presidente Reagan. Obama non aspetterà il Congresso per prendere l’iniziativa.

Obama: “Nelle prossime settimane – dice – firmerò un ordine esecutivo che imporrà alle agenzie federali di versare ai loro dipendenti uno stipendio di almeno 10 dollari e dieci centesimi l’ora. Chi cucina per le nostre truppe, non dovrebbe vivere in povertà”.

In politica estera, il presidente riprova a onorare una vecchia promessa: la chiusura di Guantanamo. Ora possibile, grazie alle norme che hanno semplificato il trasferimento dei prigionieri nei loro paesi d’origine.

Obama: “Con la fine della guerra in Afghanistan, questo deve essere l’anno in cui il Congresso cancelli le ultime restrizioni al trasferimento dei detenuti e chiuda Guantanamo. La lotta al terrorismo non si fa soltanto con l’intelligence e le azioni militari, ma anche restando fedeli ai nostri valori costituzionali”.

Non poteva mancare un riferimento ai negoziati sul nucleare iraniano, che Obama vuole sostenere contro qualunque tentativo di affossamento da parte repubblicana.

Obama: “L’Iran ha cominciato a eliminare le sue scorte di uranio altamente arricchito e non sta installando centrifughe avanzate. Grazie a ispezioni mai così accurate, la comunità internazionale può verificare, giorno dopo giorno, che l’Iran non sta costruendo una bomba atomica. Siamo impegnati in un negoziato per cercare di raggiungere con mezzi pacifici un obiettivo condiviso: impedire all’Iran di ottenere armi nucleari. Se il Congresso voterà nuove sanzioni che minacciano di compromettere queste trattative, opporrò il veto”.

Prudente, il discorso presidenziale, sugli altri temi caldi dell’attualità internazionale: in Siria, gli Stati Uniti sosterranno soltanto i gruppi ribelli che respingono il terrorismo.

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