Kiev: Sale a 3 il numero di manifestanti morti nel giorno dello sgombero

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Il premier Mikola Azarov lo aveva detto: “La nostra pazienza è finita. Se i manifestanti non la smettono di provocare useremo la forza”. E le violenze ci sono state. E sono arrivate anche le prime vittime anche se le notizie sono spesso contraddittorie.

Una persona è precipitata dal colonnato che si trova di fronte allo stadio della Dinamo. È stato detto che era morto. Adesso alcune informazioni contraddicono la prima notizia. Sono morte invece due persone nella mattinata. Di una si conosce anche il nome: Serhiy Nihoyan

La causa sarebbero quattro proiettili di gomma provenienti dalla polizia, che avrebbe sparato sui manifestanti. Il condizionale è d’obbligo perché le autorità, com’era da attendersi, hanno rispedito al mittente le accuse. I militari non avrebbero armi da fuoco, solo lanciagranate assordanti, lacrimogeni e manganelli. Eppure nei giorni scorsi alcuni reparti dei corpi speciali erano armati e hanno caricato i manifestanti. Ci sarebbero delle immagini della sparatoria in cui è rimasto vittima il manifestante.

Un’altra persona è morta a causa delle ferite riportate. Era stata ritrovata gravemente ferita.

Un elemento positivo la giornata l’ha avuto. Il presidente Yanukovitch ha incontrato i leader dell’opposizione congiunta per una lunga riunione bypassando, sembra, il premier Mykola Azarov.

Le proteste sono iniziate soprattutto per l’avvicinamento di Kiev a Mosca e il conseguente allontanamento dall’Unione Europea. Le manifestazioni si sono intensificate nei giorni scorsi dopo che il parlamento aveva votato, a sorpresa e per alzata di mano, una legge estremamente restrittiva nei confronti di chi manifesta. Un parlamento controllato nella sua maggioranza, dal Partito delle Regioni, la formazione del presidente.

Non si sono fatte attendere nemmeno le risposte diplomatiche nella giornata di mercoledì. Il presidente della Commissione Europea, Barroso ha detto che ci potrebbero essere sanzioni nei confronti di Kiev. Washington è stata più dura: il Dipartimento di Stato, in pratica il ministero per gli Affari Esteri americano, ha revocato i visti che l’ambasciata Usa a Kiev aveva già rilasciato a personaggi ucraini che sono sospettati di aver avuto un ruolo nelle violenze. In mattinata la Duma di Mosca aveva invece votata praticamente all’unanimità un documento in cui si chiedeva all’occidente di non interferire nelle vicende interne dell’Ucraina.

Se però la diplomazia agisce non si fermano nemmeno gli scontri. Un muro di fumo e fiamme divide
manifestanti antigovernativi e polizia in via Grushevski, la strada di Kiev che porta ai palazzi del potere. I dimostranti
continuano a dar fuoco a pneumatici a poca distanza dagli agenti, facendo alzare una cortina di fumo nero. Poliziotti e insorti combattono praticamente alla cieca, i primi lanciando granate assordanti, gli altri tirando pietre e molotov al di là delle fiamme e di
ciò che resta dei mezzi della polizia distrutti domenica scorsa.

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