A Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, la folla festeggia le dimissioni del presidente ad interim Michel Djotodia, al potere da nove mesi.
E’ stato incapace di fermare le violenze dei ribelli musulmani di Selekà e delle milizie cristiane Anti-Balaka, secondo il vertice straordinario della comunità economica degli Stati dell’Africa Centrale. Un vertice durato due giorni, a N’Djamena, nel vicino Ciad cui lo stesso Djotodia era stato convocato e dove ha deciso di farsi da parte. Ha lasciato l’incarico anche il suo primo ministro, Nicolas Tiengaye.
A marzo del 2013, Djotodia aveva guidato il golpe di Selekà contro il presidente François Bozizé al potere da dieci anni. I militanti islamici hanno compiuto uccisioni, rapimenti, razzie. Le milizie cristiane hanno reagito attaccando la comunità musulmana. Solo a dicembre i morti sono stati un migliaio. Dall’inizio della crisi gli sfollati sono quasi un milione.
E proprio il mese scorso, con il via libera dell’ONU, la Francia, ex potenza coloniale, è intervenuta con 1600 uomini per tentare di riportare stabilità nel Paese.