Grecia, stipendi da incubo. Molti non arrivano a 500 euro al mese

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Lavorare per meno di 500 euro al mese. Un incubo per molti. In Grecia, purtroppo, una realtà. Sono dati scioccanti quelli presentati al ministero del Lavoro di Atene, raccolti attraverso le piattaforme software usate dai datori di lavoro.

Ma dietro ai dati ci sono le persone: Theodoros ha finito gli studi tre anni fa, all’apice della crisi. Oggi lavora presso un’azienda di sondaggi.

“Due anni dopo la fine dei miei studi ho trovato un lavoro part-time con cui porto a casa tra i 250 e i 300 euro al mese”, racconta ai microfoni di euronews.

“Ovviamente non posso permettermi l’affitto di una casa, sto con mia madre e mia sorella e i soldi che portiamo a casa riescono a coprire solo il cibo, le bollette e le tasse”, aggiunge.

Prima della crisi il settore privato greco impiegava 2 milioni e 800mila persone, oggi la cifra non arriva nemmeno a 1 milione e 400mila.

Di questi lavoratori due su dieci guadagnano meno di 500 euro al mese. La maggior parte per impieghi part-time che possono arrivare anche a 36 ore la settimana.

Senza contare che sempre più spesso persone come Anna sono costrette ad accettare lavori per cui sono largamente sovraqualificate.

“Ho finito gli studi di architettura un anno fa”, ci racconta. “Ho inviato più di 100 curriculum, ma sono stata chiamato solo per un paio di colloqui. Ora lavoro come fotografa part time, faccio foto nelle discoteche e nei bar per 240 euro al mese”.

Nonostante il drammatico crollo del costo del lavoro, la disoccupazione non accenna a migliorare.

Mercoledì è stato certificato l’ennesimo record negativo: un tasso del 27.4% a settembre. Per quanto riguarda gli under-25, il numero supera il 50% (oltre un ragazzo su due).

“Persino questi bassi salari, in tanti casi, fanno fatica a raggiungere le tasche degli impiegati”, spiega la corrispondente di euronews Symela Touchtidou.

“Uno studio della divisione Lavoro della Federazione generale dei lavoratori ha mostrato che quasi un’azienda su due paga i suoi dipendenti con almeno un mese di ritardo”, conclude.

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