Russia e Unione Europea faccia a faccia sulla spinosa questione delle proteste in Ucraina. Con il via a Kiev del meeting dell’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, il braccio di ferro si estende alle stanze del potere.
Alle pressioni della piazza che chiede di “fermare il massacro”, fanno sempre più eco quelle della diplomazia.
Incontrati i leader della protesta Yatsenyuk e Klitschko, il Ministro degli esteri tedesco Westerwelle ha ieri esortato il potere ucraino a ripensare l’avvicinamento a Mosca e preferirle quello alla famiglia europea.
Uno schiaffo al quasi concomitante invito del suo omologo russo Lavrov a evitare qualsiasi interferenza negli affari ucraini. Sorda all’appello, Washington ha anzi sollecitato Kiev a dare ascolto alla piazza, per bocca della vice del Segretario di Stato John Kerry, Victoria Nuland.
Facendo eco alla condanna ribadita anche in mattinata del premier Azarov, la giustizia ucraina ha intanto dichiarato illegale l’occupazione degli edifici pubblici da parte dei manifestanti.
Da oggi avranno cinque giorni per sgomberarli, ha fatto sapere la polizia, senza specificare cosà accadrebbe in caso contrario. Certo è che sulla violenta repressione di domenica, l’Osce ha intanto aperto un’inchiesta.
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