La conferenza sul clima si sarebbe dovuta concludere ieri, ma a Varsavia i delegati continuano a lavorare.
L’obiettivo resta sempre lo stesso: gettare le basi di un accordo quadro in vista del prossimo appuntamento di Parigi, fra due anni, nel quale dovrà essere varata la strategia mondiale per ridurre l’impatto del riscaldamento climatico.
I cosiddetti paesi in via di sviluppo chiedono deroghe, che gli altri non vogliono accettare.
La commissaria europea al clima Connie Hedegaard ha dichiarato: “C‘è ancora un gruppo di governi che la pensa diversamente, che cerca di proteggersi. È chiaro che l’Unione europea questo non può accettarlo, ma penso che non siamo i soli, perché è evidente che soltanto se tutti faremo del nostro meglio, dopo il 2020 avremo i risultati di cui abbiamo bisogno.”
Il punto di frizione è sempre lo stesso: è il primo mondo ad aver cacciato la Terra in questo guaio e adesso i paesi poveri, meno responsabili, non vogliono pagare lo stesso conto salato degli inquinatori.
La situazione di stallo ha portato al gesto clamoroso delle associazioni ambientaliste internazionali, che giovedì hanno abbandonato per protesta i lavori:
“I mutamenti del clima stanno già provocando carestie in varie zone – dice Jan Kowalzig di Oxfam – cco perché è così importante che la conferenza si concluda con un successo”.
Secondo gli ecologisti il tempo ormai stringe davvero. La temperatura sul nostro pianeta è destinata a salire di almeno 4 gradi. Un’intesa nel 2015, con un piano di azione energico di contrasto in vigore entro il 2020, potrebbe ancora dimezzare il rischio.