Nelle Filippine la lotta per la sopravvivenza si fa sempre più dura a 5 giorni dal passaggio del tifone, mentre il Presidente Benigno Aquino nega che il bilancio delle vittime possa raggiungere le 10.000 stimate dall’Onu. Tra le 2.000 e le 2.500 persone sono morte. Questo il dato ufficiale fornito dal Capo dello Stato che tuttavia ammette: una trentina di municipalità sono ancora isolate, il numero delle vittime è destinato a crescere.
“Abbiamo bisogno di cibo, vestiti. I bambini fanno solo un pasto al giorno. Il più piccolo ha appena 2 mesi, ha la febbre. Abbiamo davvero bisogno di aiuto” è l’appello di una donna a Tacloban, una delle città più colpite dall’impatto del tifone Haiyan.
Mentre Manila annuncia che per l’emergenza c‘è bisogno di circa 300 milioni di dollari, quello che era l’aeroporto di Tacloban è diventato da un lato il punto in cui convergono gli sfollati nella speranza di poter lasciare questa provincia dove manca tutto; dall’altro il punto in cui si attende l’arrivo degli aiuti umanitari internazionali: la maggior parte arriveranno nelle prossime 24/48 ore. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati annuncia l’attivazione di un ponte aereo per dare assistenza ai quasi 10 milioni di persone direttamente o indirettamente colpite dalla catastrofe.